Il 2 ottobre si celebra un anniversario speciale: il ventennale della Festa dei Nonni, istituita nel 2005 e festeggiata per la prima volta nel 2006 a Roma. Da allora, questa giornata è diventata un simbolo per ricordare e onorare una figura centrale nella vita di ciascuno di noi: i nonni, custodi di memoria storica, saggezza e amore incondizionato.
La colonna sonora ufficiale della ricorrenza è la canzone Ninna Nonna, presentata da Igor Nogarotto nel 2006 al Centro Anziani di Roma e cantata davanti a personalità istituzionali come Rosy Bindi, Giuseppe Fioroni e Paolo Ferrero. Un brano che ribalta la prospettiva: è il nipote a cullare il nonno, ricordandogli quante volte, da piccolo, era lui a ricevere quelle stesse attenzioni. Un messaggio universale che lega generazioni e che, dopo vent’anni, è ancora più attuale.
Nonni: pilastri silenziosi della nostra vita
La Festa dei Nonni non è soltanto un’occasione celebrativa, ma un richiamo profondo al ruolo che queste figure svolgono nella società. Con l’aumento dell’età media e il calo demografico, i nonni sono diventati un bene umano e sociale prezioso: non solo babysitter instancabili e sostegno economico per le famiglie, ma soprattutto testimoni della Storia, della resilienza e dei valori autentici che resistono al tempo.









La mia storia con i nonni
Personalmente, ho avuto il privilegio di conoscere i miei nonni. Mio nonno materno, purtroppo, l’ho vissuto poco: se n’è andato quando avevo solo tredici anni, eppure il tempo trascorso insieme è stato sufficiente a lasciarmi ricordi vivi e intensi. Durante le scuole medie, quando studiavo il nazifascismo, lui è stato il mio compagno silenzioso di studio. Ricordo ancora la sua presenza accanto a me all’esame di terza media, quando portai proprio quel tema all’orale: era lì, la prova vivente di ciò che raccontavo, un uomo che aveva vissuto la guerra e che, sebbene non volesse rivangare quei momenti dolorosi, trovava la forza di condividere con me la sua esperienza.
Mia nonna, invece, è stata la mia alleata più grande. Nonna Angelina mi ha insegnato tutto: a eliminare il superfluo, ad amare senza misura, ad aiutare il prossimo. Era severa, sì, ma sempre giusta. Una donna che aveva vissuto i tempi più bui, insieme a mio nonno, e che da quelle cicatrici aveva tratto una forza incredibile. Ancora oggi, sento la sua voce nei momenti in cui devo scegliere con lucidità e cuore.
I nonni paterni li ho vissuti meno, perché abitavano lontano, ma la verità è che tutti loro, in modi diversi, sono stati e restano il mio faro. Sono certa che, da qualche parte, mi vedono e mi ascoltano.
Perché oggi è ancora più importante ricordarli
In un mondo che ogni giorno ci mette davanti a dolori, ingiustizie e atrocità, le parole dei nostri nonni risuonano come un monito: non dimenticare, non smettere mai di lottare per un futuro migliore. Loro ci hanno insegnato la resilienza, la dignità e l’importanza della memoria.
La Festa dei Nonni 2025 non è quindi soltanto una celebrazione simbolica, ma una responsabilità: quella di tramandare ai più giovani il loro esempio, i loro insegnamenti, il loro amore senza condizioni.
Scrivere di loro, in questo giorno, significa non solo rendere omaggio a chi ci ha cresciuto, ma anche ritrovare radici e identità. Per me, la Festa dei Nonni è una delle ricorrenze più autentiche, perché non si limita a ricordare: ci invita a vivere con più consapevolezza l’eredità che ci hanno lasciato.
I miei nonni sono stati — e sono ancora — la mia bussola, la mia guida silenziosa. A loro devo tanto, e in questo ventennale non posso che dire grazie, con tutta la gratitudine e l’amore che ancora porto nel cuore.
